L’ansa che l’Adda forma nei
pressi di Gombito, piccolo paese rivierasco della Provincia di Cremona,
costituisce un ambiente singolare: il tratto di fiume interessato è lungo circa
4,5 chilometri ed il lembo di terra sotteso, nella sua parte più stretta,
misura solamente 200 metri. Proprio in questo tratto di fiume Edison SpA
intende realizzare una centrale idroelettrica, prevedendo un “taglio di
meandro” che ridurrebbe di circa il 70% il flusso d’acqua nei 4,5 chilometri
compresi tra captazione e rilascio. Verrebbe garantito, in sostanza, il solo
Deflusso Minimo Vitale (DMV). Attraverso la creazione di uno sbarramento le
acque verrebbero convogliate in un canale di presa che le rilascerebbe a valle
dell’ansa fluviale, ad una quota inferiore di circa tre metri.
Alcune delle problematiche
connesse alla realizzazione dell’opera sono analoghe a quelle che si
prospettano per la centrale progettata una trentina di chilometri più a valle,
tra i comuni di Crotta d’Adda e Castelnuovo Bocca d’Adda (rispettivamente in
provincia di Cremona e Lodi), di cui ci siamo già occupati come coordinamento
locale del Forum Nazionale Salviamo il
Paesaggio, Difendiamo i Territori. Stiamo parlando del rallentamento della
corrente dovuto allo sbarramento (con modifiche dell’habitat della fauna ittica
e della flora), dell’innalzamento della falda nei terreni a monte di
quest’ultimo (con conseguenze sull’attività agricola, settore fondamentale dell’economia
locale) e dell’aumento del livello del fiume nel tratto che precede lo
sbarramento, pari a circa 1,80 metri. Riguardo a quest’ultimo aspetto occorre
evidenziare come i corsi d’acqua interessati siano due: oltre all’Adda (per un
tratto di circa 5 km), anche il fiume Serio (per un tratto di circa 4 km), che
sfocia nel primo a meno di due chilometri di distanza dal sito dove si intende
realizzare la traversa.
Quella del taglio di meandro
è una dinamica caratteristica degli ambienti fluviali che si compie
naturalmente nel corso dei secoli: ricrearla artificialmente tramite la
realizzazione di un canale significa modificare l’assetto del territorio
rischiando di far diventare i 4,5 chilometri dell’Adda interessati poco più di
una grossa lanca (i rami fluviali abbandonati dal corso d’acqua principali,
caratterizzati di acque pressoché stagnanti). In questo tratto si può
ipotizzare un conflitto tra l’approvvigionamento idrico per fini di produzione
energetica ed agricola, in considerazione del contestuale ricorso di
quest’ultima a colture che necessitano di grosse quantità d’acqua (è il caso
del mais, ampiamente diffuso in zona). Inoltre nei pressi di Gombito confluisce
nell’Adda un tratto del Serio Morto: il drastico calo della portata del fiume
porterebbe ad un aumento della concentrazione degli inquinanti tra il centro
abitato ed il punto di rilascio dell’acqua. Bisogna evidenziare infine che a
Gombito è stato realizzato un attracco fluviale che ha usufruito dell’erogazione
di fondi pubblici: la navigazione all’interno dell’ansa verrebbe preclusa dalla
realizzazione dell’impianto (Edison ha proposto di spostare l’attracco a
proprie spese).
I Comuni di Bertonico (in
Provincia di Lodi, nel cui territorio ricade l’opera progettata), Gombito,
Montodine e Ripalta Arpina (in provincia di Cremona) hanno manifestato la
propria opposizione evidenziando, oltre agli aspetti già citati, anche il
rischio idraulico dovuto alla creazione di un invaso del quale non si conosce
il comportamento né la capacità di smaltimento della riserva idrica in caso di
piena improvvisa legata a fenomeni meteorologici di elevata intensità, sempre
più frequenti in questi ultimi anni. Sono state perciò richieste la proroga
della scadenza dei termini dell’istruttoria di procedura di Valutazione di
Impatto Ambientale (VIA) e la partecipazione alla futura conferenza dei servizi,
con coinvolgimento delle Provincie di Cremona e Lodi.
La scelta di orientarsi
verso la produzione di energia idroelettrica, di per sé apprezzabile, presenta
delle forti criticità quando va ad alterare l’assetto idrogeologico e
morfologico del territorio fluviale. Sono più che mai necessarie delle linee
guida ed una pianificazione energetica che escludano dinamiche speculative
(questi impianti godono di contributi pubblici) affinché si realizzino centrali
sostenibili che corrispondano all’effettiva necessità di energia pulita.
Nella sola Provincia di
Cremona le richieste sono trentotto, di cui diciotto in fase istruttoria: vi
sono però anche impianti che competono territorialmente alle province
confinanti (quella di Lodi nei due casi citati di Castelnuovo Bocca d’Adda e
Bertonico) i cui effetti sul territorio provinciale sarebbero significativi.
Alcune di queste richieste hanno incontrato l’opposizione dei cittadini: oltre
a questi due casi, rimanendo nell’area Cremasca, si possono citare quelli di
Rivolta d’Adda e della Palata Menasciutto.
A Rivolta d’Adda sono stati
presentati due progetti. Il primo interessava la sponda sinistra ed è stato
definitivamente archiviato per motivi di sicurezza idraulica e di mancato
inserimento ambientale. Il secondo interessa la sponda destra: in questo caso non
vi è stata contrarietà della Giunta Comunale ma della sola opposizione
consiliare, che lamenta i rischi evidenziati da precedenti esondazioni avvenute
in zona (2002) e dalla presenza, in prossimità della briglia in progetto, di un
ponte che, secondo alcuni tecnici, potrebbe risentire negativamente della
realizzazione dell’impianto. Quest’ultima centrale è in attesa
dell’autorizzazione regionale.
L’impianto di Palata
Menasciutto interessa ben quattro Comuni situati sulle rive del Serio: Casale
Cremasco, Pianengo, Sergnano e Ricengo. Tra i promotori della centrale, che
verrebbe realizzata lungo il corso del fiume Serio, vi è proprio il Parco del
Serio. Il Comitato Salviamo il
Menasciutto ha evidenziato come diverse norme del regolamento del Parco
stesso verrebbero aggirate, ad esempio il divieto di realizzare attività
produttive, di ampliare la viabilità esistente, di procedere con lavori
impattanti, di modificare il regime delle acque, di creare luce e rumori. Ma
l’aspetto più contestato è il divieto di realizzare nuove strutture: se il
Parco ha evidenziato che la centralina si collocherebbe pochi metri al di fuori
dei confini dell’area protetta, il Comitato ha ribattuto che strutture come
l’edificio di contenimento delle turbine verrebbero realizzate lungo il corso
d’acqua. La Palata Menasciutto è tutelata anche dall’istituzione di una Riserva
Naturale. L’ultimo passo compiuto dal Comitato è stato il ricorso ai difensori
civici provinciale e regionale, che hanno chiesto di rivedere le procedure
avviate dalla Provincia di Cremona. Da parte sua il Parco ha avviato una
verifica interna sulle procedure seguite. Insomma, anche in questo caso, un
fronte aperto.
Salviamo
il Paesaggio, Difendiamo i Territori
Coordinamento
Cremonese, Cremasco, Casalasco
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