martedì 25 giugno 2013

Eventi del fine settimana 28-30.6

Vi segnaliamo alcuni eventi del prossimo fine settimana.

Venerdì 28.6 a PIANENGO (CR) c/o PALESTRA COMUNALE di VIA CONVENTO, ORE 21 sI terrà un incontro sul tema: "IMPATTI AMBIENTALI E SANITARI DEGLI IMPIANTI DI STOCCAGGIO E DI
SOVRAPPRESSIONE".Si tratta di un argomento di grandissima attualità e di grande rilevanza, che riguarda l'intero territorio lombardo in generale e quello della Provincia di Cremona in particolare, dove sono già attivi impianti di questo tipo e se ne prevedono altri.

Domenica 30.6 a CREMONA, (ritrovo in PIAZZA STRADIVARI, ORE 16:30) è stata organizzata una biciclettata dal Comitato No Inceneritori (di seguito la locandina).

 

lunedì 24 giugno 2013

Appello per un modello energetico sostenibile e distribuito, per un mondo senza nucleare

Dal sito www.energiafelice.it

UN NUOVO MODELLO ENERGETICO PER IL LAVORO, LA  RICERCA, LA SALVAGUARDIA DEL CLIMA, A DUE ANNI DALLA VITTORIA AL REFERENDUM CONTRO IL NUCLEARE

Presentazione dell’Appello unitario di esponenti del  mondo scientifico, del  lavoro,  dell’ambientalismo, della società civile.
Si terrà lunedì 24 giugno, alle ore 11.30, presso l’auletta del CIRPS, piazza S. Pietro in Vincoli 10, a Roma, una conferenza stampa convocata dal comitato “Si alle energie rinnovabili NO al nucleare”, nella quale sarà presentato l’appello “Per un modello energetico sostenibile e distribuito, per un mondo senza nucleare”.

Nel testo, che registra una non scontata, ma promettentissima alleanza fra esponenti del mondo scientifico, del mondo del lavoro,  dell’ambientalismo e della militanza sociale, si disegna un futuro energetico di fuoriuscita dai fossili, con un realistico approccio alla riconversione ecologica dell’economia e un richiamo al protagonismo sociale che è indispensabile per continuare a seguire un cammino democratico, conseguente  all’espressione della maggioranza degli italiani chiamati alle urne solo due anni fa’”.

Per un modello energetico sostenibile e distribuito,

per un mondo senza nucleare.

L’appello si colloca in una fase decisiva per le politiche energetiche e industriali, per l’attività di ricerca, per contrastare il cambiamento climatico. Il governo Monti ha proposto, a “tempo scaduto”, una Strategia Energetica Nazionale (SEN), che è stata per il momento assunta anche dal governo Letta, che, in definitiva,  rispecchia gli interessi dell’ENI e dell’Enel e dei finanziatori delle infrastrutture (gasdotti, depositi etc.), dà il via libera alle trivellazioni per il petrolio, e promuove il carbone come alimentazione delle centrali termoelettriche”. Al contrario, l’appello, in sintonia con le scelte europee, traccia il percorso di effettiva riduzione delle emissioni climalteranti; quindi prevede  l’alt al carbone, alle trivellazioni per il petrolio e alla proliferazione di rigassificatori e depositi del gas; un immediato impulso al risparmio, il decentramento degli impianti a fonti  rinnovabili, un piano per la ricerca nei settori energetici più avanzati, un piano industriale per l’attuazione della road map UE al 2030, in raccordo con i Piani energetici delle Regioni delle città, dei consorzi dei comuni.

Firme prestigiose sostengono l’appello e danno credito ad  un movimento articolato che veda protagonisti lavoratori, cittadini, movimenti e associazioni, e investendo tutti gli ambiti della produzione, del consumo, della organizzazione delle città, degli stili di vita collettivi e individuali”.
La crisi economica globale originata dal crollo finanziario del 2008, coi devastanti effetti occupazionali e sociali purtroppo ben noti nel nostro Paese, si è andata a sovrapporre alla crisi globale dell’ambiente, che ha nel cambiamento del clima il suo più attuale e drammatico riferimento.
Il coincidere di queste crisi avrebbe dovuto rimettere in discussione dalle fondamenta il modello di sviluppo, dal quale entrambe sono state generate, per muoversi con determinazione verso una tante volte evocata riconversione ecologica dell’economia e della società, attraverso una transizione difficile ma possibile.
In questa direzione si è espressa la maggioranza degli italiani solo due anni fa. Con la vittoria dei referendum sull’acqua pubblica e contro il nucleare, si è aperta una prospettiva che va anche oltre l’importanza indiscutibile delle due questioni, ancora aperte nella traduzione della volontà popolare in atti e leggi definitive: si è posto il problema della salvaguardia di alcuni “beni comuni” e “nuovi diritti”, che non possono essere governati solo dalle logiche del mercato.
Oggi questa battaglia deve continuare: analogamente alla ripubblicizzazione dell’acqua, che sta proseguendo con un articolato movimento dal basso, è necessario farla definitivamente finita col nucleare, in Italia e in Europa, anche introducendo una gestione trasparente e sicura (ad oggi non garantita dalla società deputata, Sogin) delle scorie, degli impianti e di quanto resta del ciclo nucleare.
Tuttavia non possiamo limitarci solo a questi importanti temi. Iniziative molto più corpose e propositive devono essere intraprese per effettuare il passaggio ad un nuovo modello di sviluppo. Parte significativa della transizione sarebbe compiuta se si imboccasse con decisione la strada dell’economia dei beni durevoli e sostenibili, in particolare nel settore energetico. L’attuale modo di produrre e consumare energia, con oltre l’80% di ricorso ai combustibili fossili su scala mondiale, è il massimo responsabile dell’incremento delle emissioni di CO2 e della sua concentrazione in atmosfera, alla base, appunto, dello sconvolgimento climatico.
Proprio per far fronte a questa situazione, che la rivista Nature denunciava nel 2012 come: “non è stata mai così grave”, la UE, dopo la convenzione di Aarhus, sui diritti alla giustizia ambientale, lanciò nel 2007 la strategia dei tre 20% al 2020, obiettivi vincolanti per i Paesi aderenti. Oggi in Europa, le road map e gli scenari in discussione vanno oltre le politiche del pacchetto “20 – 20 – 20” e chiedono obiettivi vincolanti al 2030 sulle emissioni di gas serra e sull’ energia: il taglio del 55% delle emissioni, rispetto al 1990; il contributo delle fonti rinnovabili al 45%; ulteriori misure di efficienza energetica per contenere la crescita dei consumi puntando alla completa “decarbonizzazione”, almeno della produzione elettrica, al 2050.
Dopo i referendum, non sentendosela di riproporre per la terza volta il nucleare, il governo Monti ha proposto, per di più a “tempo scaduto”, una Strategia Energetica Nazionale (SEN), che è stata per il momento assunta anche dal governo Letta. Ancora una volta, come in tutti i Piani Energetici Nazionali che si succedettero nel secolo scorso, la SEN rispecchia gli interessi aziendali dell’ENI e dell’Enel e dei finanziatori delle infrastrutture (gasdotti, depositi etc.), rispettivamente con il via libera alle trivellazioni per il petrolio, anche offshore, con la progettazione di facilities per il gas e con la promozione del carbone come alimentazione delle centrali termoelettriche. I colossali interessi di grandi gruppi prevalgono su quelli del Paese, dell’ambiente e della salute dei cittadini.
La proposta che la SEN fa poi dell’Italia come “hub” europeo del gas, non ha alcun assenso in sede UE – ogni Paese avendo una sua politica energetica raccordata solo parzialmente con gli altri –, e rivela la sua totale inconsistenza a fronte del nuovo ruolo che gli Stati Uniti stanno esplicitamente assumendo come leader mondiale per il gas, ottenuto nel loro sottosuolo tramite nuove tecnologie, soprattutto il “fracking”.
Ancora, in accoglimento delle lamentele, soprattutto degli operatori elettrici di Assoelettrica, per la competizione finalmente aperta nel settore elettrico dalle fonti rinnovabili, la SEN, col compiacente concorso dell’AEEG, ignora la gradualità con la quale vanno ridotti, sicuramente, gli incentivi (e sconfitte le speculazioni), deprimendo così gravemente uno dei pochi settori a forte sviluppo. L’Italia nel 2011 era stata la massima installatrice mondiale di Fotovoltaico, oggi, con la fine degli incentivi del V conto energia, servono misure regolamentari certe per mantenere lo sviluppo della filiera delle fonti rinnovabili .
È evidente che la SEN non è assolutamente in grado di far sì che l’Italia rispetti gli obiettivi europei del “20 – 20 – 20”.  Chiediamo quindi che il Governo Letta non dia corso a questa SEN e che invece vari una strategia energetica di transizione, che in sintonia con le scelte europee, sostenga:
•alt al carbone e alle trivellazioni per il petrolio,
•no alla proliferazione di rigassificatori e depositi del gas,
•un piano per la ricerca, a partire da quella pubblica, nei settori energetici più avanzati,
•un piano industriale realistico per l’attuazione dei tre 20% e degli obiettivi della road map UE al 2030 in raccordo con i Piani energetici di cui, almeno alcune Regioni si sono già da tempo dotate e con una capacità di coordinamento dei PAES comunali.
È assolutamente necessario aprire un confronto fra le parti sociali per avviare una riconversione ecologica in tutti i settori produttivi, partendo anche dagli obiettivi di efficienza proposti già due anni fa dalla Confindustria e dalle tre Confederazioni sindacali CGIL, CISL e UIL. Sarà questo il miglior punto di partenza per dare occupazione “pulita e rinnovabile”, soprattutto ai giovani, e contemporaneamente fornire il contributo del nostro Paese alla lotta ai cambiamenti climatici.
Uscire completamente e con sicurezza dal nucleare, contribuire al controllo del clima, costruire un modello sostenibile, decentrato e democratico, è possibile se un movimento articolato si consolida dal basso, coinvolge lavoratori, cittadini, movimenti e associazioni, e investe tutti gli ambiti della produzione, del consumo, della organizzazione delle città, degli stili di vita collettivi e individuali.
Ognuno di noi, nell’ambito del proprio ruolo, s’impegna a sostenere lo sviluppo di questo movimento.
Primi firmatari:
Agostinelli Mario (Energiafelice)
Andrea Baranes (Banca Etica)
Vittorio Bardi  (Si Fer No Nuke)
Marco Bersani (Attac)
Roberto Biorcio (Univ. Milano)
Raffaella Bolini (ARCI)
Giulietto Chiesa (Giornalista)
Giovanni Carrosio (Università Trieste)
Nicola Cipolla (CEPES)
Vittorio Cogliati Dezza (Legambiente)
Giuseppe De Marzo (A Sud)
Marica Dipierri (A SUD)
Domenico Finiguerra (Stop consumo di suolo)
Francesco Garibaldo (Ricercatore)
Alfiero Grandi (CRS)
Marco Mariano (Retenergie)
Andrea Masullo (Green Accord)
Gianni Mattioli (Unesco)
Mariagrazia Midulla (WWF)
Emilio Molinari (Contratto acqua)
Alfonso Navarra (LOC)
Giuseppe Onufrio (Greenpeace)
Rosario Rappa (FIOM Nazionale)
Gianni Rinaldini (Fondazione Sabbatini)
Valerio Rossi Albertini (CNR)
Gianni Silvestrini (Kyoto club)
Massimo Scalia (Unesco)
Gianni Tamino (Università Padova)
Guido Viale (Economista)
Alex Zanotelli (padre comboniano)

lunedì 17 giugno 2013

Sversamenti in Provincia

Riprendiamo dalla stampa locale la notizia degli sversamenti avvenuti nelle scorse settimane in Provincia e che hanno interessato i territori di Trescore Cremasco e Sesto Cremonese. Nel primo caso si tratterebbe di liquami, e lo sversamento riguarda territori con falda prossima alla superficie. Nel secondo la sostanza sversata - in coincidenza con forti piogge, in occasione delle quali la normativa impedisce tale pratica - sarebbe digestato proveniente da una centrale a biogas. Un altro segnale che tiene alta l'attenzione su questi impianti. A fine maggio si è tenuta una serata di approfondimento a Casaletto Vaprio, dove sono state inoltrate ben tre richieste, mentre proprio a Trescore si è costituito un comitato di cittadini per fermare il proliferare di queste centrali. E' invece di pochi giorni fa la notizia che il Consiglio di Stato ha bloccato la centrale a biomasse prevista a Solarolo Rainerio.

La campagna intorno a Spinadesco

mercoledì 12 giugno 2013

Multa all'Italia per il PM10

«Sentenza della Corte (Prima Sezione) del 19 dicembre 2012. Commissione europea contro Repubblica italiana.
Inadempimento di uno Stato - Ambiente - Direttiva 1999/30/UE - Controllo dell'inquinamento - Valori limite per le concentrazioni di PM10 nell'aria ambiente.
Causa n. : C-68/11
Assegnazione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
(http://www.camera.it/1012?shadow_sentenze_rue=32)

22/01/2013 - NOTA DI SINTESI:
Con la sentenza in esame la Corte di giustizia - a seguito di ricorso per inadempimento presentato dalla Commissione ai sensi dell'articolo 258 TFUE - condanna l'Italia per aver omesso, per gli anni 2006 e 2007, di provvedere affinché in 55 zone e agglomerati le concentrazioni di PM10 non superassero i valori limite fissati all'articolo 5, paragrafo 1, della direttiva 1999/30/CE concernente i valori limite di qualità dell'aria ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle e il piombo. ...».

martedì 11 giugno 2013

10 domande all'Assessore Del Tenno

Venerdì scorso presso la sede territoriale di Cremona della Regione Lombardia si è tenuto un incontro degli amministratori cremonesi, con la presenza dell'Assessore regionale alle infrastrutture Maurizio Del Tenno. Alleghiamo il documento presentato insieme ad altri comitati locali.

Dieci domande all’assessore regionale alle infrastrutture Maurizio Del Tenno

1) Nel gennaio scorso la concentrazione di CO2 ha raggiunto il livello record di 395 ppm (parti per milione), avviando la temperatura globale verso un aumento di più di 2 gradi di media con gravi danni soprattutto per l’agricoltura. L’intera comunità scientifica ed ora anche la Banca Mondiale parlano della possibilità di un aumento di temperatura globale di 4 gradi a fine secolo: sarebbe un colpo devastante per buona parte degli ecosistemi che garantiscono la sopravvivenza di miliardi di persone. E’ Allarme caos climatico, c'è poco tempo: "Cambio di rotta possibile, ma subito". Per frenare il caos climatico bisogna tagliare drasticamente le emissioni serra prodotte dall'uso dei combustibili fossili e dalla deforestazione. Mentre l’opinione pubblica è ormai molto sensibile a questi temi, non ritiene che la politica invece sia in forte e colpevole ritardo rispetto a scelte che dovrebbero essere rigorosamente coerenti con l’inderogabile necessità di contribuire,  rispettando gli impegni internazionali sottoscritti, alla salvezza del pianeta?

2) L'inquinamento atmosferico nuoce all'ambiente e alla salute umana e nelle regioni più inquinate (la Pianura padana resta la regione tra le 5 più inquinate del pianeta), riduce in media di due anni l’aspettativa di vita. Un problema cruciale tanto che la Commissione Europea ha ha proclamato il 2013 “Year of air”, (anno dell’aria).
Il nostro paese viola, costantemente e da anni, le norme della Direttiva Europea sulla qualità dell’aria. Senza sanzione. Invece che sanzionare gli inadempimenti il nostro paese, ha sanato le proprie violazioni al dicembre 2012, rinviando a futura legislazione le modalità di adempimento  alle norme della Direttiva emanata nel 2008.
La Lombardia, come la grande maggioranza delle Regioni Italiane, non ha predisposto tempestivamente un Piano per la qualità dell’aria e il progetto oggi proposto prevede che i limiti per PM 10 e NO2 non saranno rispettati né nel 2015 né nel 2020.
Per questo l’associazione  genitori antismog di Milano nel marzo scorso ha lanciato una PETIZIONE alla Commissione e al Parlamento Europeo in cui si chiede di riaffermare il diritto dei cittadini italiani e europei a respirare aria pulita e promuovere procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per la violazione della Direttiva 2008/50/CE.
Dal momento che il settore dei trasporti rappresenta il responsabile numero uno dell’inquinamento atmosferico non ritiene che prevedere, come fa il PTR (piano territoriale regionale), la realizzazione in Lombardia di nuovi progetti autostradali per complessivi 650 km, a cui se ne aggiungono altrettanti di viabilità complementare, sia in netto contrasto con l’obbiettivo inderogabile di garantire ai cittadini lombardi il diritto a respirare aria pulita?


3) Il nostro paese, e la Lombardia in particolare, ha in media più autostrade che il resto d’Europa. Mentre risultiamo nettamente arretrati nel settore delle reti ferroviarie, metropolitane e del servizio di trasporto pubblico.
Per soddisfare la domanda di mobilità del 2,8% delle persone e delle merci (è questa la quota di spostamenti quotidiani superiori ai 50 chilometri) si impegna il 75% dei fondi pubblici destinati alle infrastrutture del settore, mentre all’insieme degli interventi per le aree urbane e per il pendolarismo (dove si muove il 97,2% della popolazione) lo Stato destina solo il 25% delle risorse.
Abbiamo appreso che lei, sig. assessore, nel suo recente incontro/ascolto con gli amministratori mantovani ha dichiarato che il suo metodo futuro, stante le scarse risorse disponibili, sarà quello di non sovrapporre nuove infrastrutture di modalità differente: cioè dove prevederà gomma niente treno e viceversa. Noi invece le proponiamo un criterio diverso chiedendole di riorientare le risorse pubbliche, concentrando la spesa laddove si concentra la domanda di mobilità e, nello stesso tempo, un radicale ripensamento del settore dei trasporti, sostenendo attraverso scelte strategiche le persone che quotidianamente si muovono usando i treni locali, i bus, i tram e le metropolitane, la bici e le proprie gambe e dando l’opportunità a chi usa l’automobile di scegliere un’alternativa più efficiente, più sicura, più economica.

4) Il consumo di suolo nel nostro paese ha raggiunto livelli drammatici: negli ultimi 20 anni è andato perso il 15% della terra coltivata ed il fabbisogno alimentare degli italiani è prodotto nel nostro paese solo in ragione del 75%. Molti altri dati le potremmo citare in proposito, ma per questo la rimandiamo alla interessante lettura del recente studio di ISPRA ed a quello della Regione Lombardia sul consumo di suolo lombardo negli ultimi 50 anni. I dati sono allucinanti.
Quanti ettari di terreno verranno sottratti all’uso agricolo per far posto alla nuova rete di autostrade lombarde, con relativa viabilità complementare ed annessi insediamenti commerciali, industriali e residenziali?  E come si pone una tale devastante scelta nel cuore della  Pianura Padana, con le norme Regionali di vincolo e salvaguardia delle aree agricole?

5) La Provincia di Cremona vanta, tra i tanti tristi primati, anche quello di ospitare sul proprio territorio ben 140 impianti (tra costruiti e autorizzati) a biogas e biomasse. Contrariamente a quanto ci è stato fatto cedere inizialmente è ora purtroppo dimostrato che trattasi di pericolose fonti di inquinamento. Tra i tanti dati ormai riconosciuti, c’è anche quello che l’inquinamento in termini di polveri sottili prodotto da questi 140 impianti equivarrebbe a quello prodotto dalla circolazione, sule nostre strade, di ben 1.200.000  nuovi autoveicoli.
Premesso che è indispensabile, secondo noi, bloccare l’autorizzazione di nuovi simili impianti sul nostro territorio le chiediamo se la Regione Lombardia, nell’ambito delle proprie scelte programmatorie ed ai fini della elaborazione di efficaci politiche di risanamento dell’aria, stia tenendo in debito conto di tale nuova situazione.

6) Lei ha recentemente dichiarato al settimanale “Mondo Padano” che  i lavori dell’autostrada regionale Cr-Mn partiranno entro il 2014 e che entro settembre 2013 verrà convocata la relativa conferenza dei servizi. I lavori riguarderanno i primi due tratti: da Cerese a San Biagio per collegare la tangenziale sud di Mn con la A/22, e all’altro estremo, nel cremonese, tra l’autostrada A/21 e Pieve San Giacomo e non più Piadena. Totale 14 Km.
Si è trattato di  un’accelerazione inaspettata riguardo all’iter di un progetto, quello dell’autostrada regionale Cr-Mn, che molti davano ormai per sepolto per la sua totale insostenibilità. In particolare economica.
Anche il presidente della società concessionaria Stradivaria spa, Alberto Sciumè,  in occasione della riunione congiunta delle commissioni Garanzia e Territorio della Provincia di Cremona del 16/7/2012, riportata dal quotidiano cremonese “La Provincia” in data 17/7/2012, ha dichiarato quanto segue: “Il problema è che oggi non sono garantiti volumi di traffico sufficienti per sostenere il piano economico-finanziario”.
Ci risulta inoltre che la regione abbia sempre rifiutato la logica di realizzare questo progetto a piccoli lotti senza la certezza del suo finanziamento e del suo completamento.
E’ venuta, infine, clamorosamente meno anche l’ipotesi della prosecuzione ad est del progetto con sbocco ai porti dell’adriatico. La Nogara-mare infatti non si congiungerà alla Cr-Mn all’altezza di Castel d’Ario bensì all’A/22 a nord di Nogarole Rocca nel veronese.
Tutto ciò premesso, quali sono le ragioni che hanno portato il suo assessorato a credere nella presunta priorità e strategicità di tale progetto autostradale?

7) A nostro avviso la vera ragione di questa improvvisa ed inaspettata accelerazione nell’iter della Cr-Mn ha un solo nome: si chiama art.33  del D.L.179/2012, quello che prevede il credito d’imposta per i costruttori di infrastrutture.
Lo ha ammesso lei stesso  nell’intervista a Mondo Padano del 22 aprile scorso.
Ora i giochi non possono più essere tenuti nascosti e, dal momento che i problemi finanziari per il Ti-Bre sembrerebbero risolti attraverso il contributo statale in conto credito d’imposta di 1,8 MLD di euro, Stradivaria ha dovuto scoprire le carte.
O abbandonare ogni velleità, cosa che tutti si aspettavano, o continuare ad azzardare ma senza rischiare del proprio: cioè spendendo, meglio sperperando, i soldi pubblici del contributo regionale. Ma con quelli non si arriva a Piadena, come previsto in precedenza, ma ci si ferma molto prima a Pieve San Giacomo dopo soli 9,5 Km.
Con quali garanzie circa la certezza del completamento dell’opera la regione si appresta ad avvallare questa modalità di realizzazione del progetto, concedendo il previsto contributo di 108 milioni di euro? Dov’è il piano finanziario dell’opera?

8) Quanto alle risorse le ricordiamo come nel bilancio 2013 della Regionale Lombardia si preveda il contributo per la Cr-Mn in una tabella allegata alla legge di bilancio dal titolo:
“Elenco degli importi da iscrivere a bilancio in relazione alle spese pluriennali che travalicano il triennio - ALLEGATO 12”
Qui la cifra complessiva di 89 MLN risulta spalmata sugli anni 2016-2017-2018-2019.
1^ annotazione: non c’è coerenza tra i tempi di erogazione del contributo e quelli di realizzazione 2014/2016 sbandierati sulla stampa. Ricordiamo infatti che il contributo verrebbe erogato sulla base degli SAL (stati avanzamento lavori) dell’opera;
2^ annotazione: nei bilanci pubblici ciò che veramente contano sono gli stanziamenti previsti nell’anno di competenza ( cioè 2013).
Nella l.r. 19/12/2012 n. 19, la legge di bilancio regionale per il 2013/2015 si legge inoltre che nelle more dell'adozione della legge nazionale richiamata dalla sopra richiamata l.costituzionale 1/2012, ai fini del rispetto del vincolo del pareggio del bilancio e del conseguente divieto di indebitamento, l’articolato al pdl bilancio prevede in via prudenziale che gli stanziamenti riferiti agli esercizi 2014 e 2015 relativi a eventuale spesa per investimenti, da finanziarsi con debito, non sono di natura autorizzatoria.
Ci chiediamo quale valenza e cogenza possano avere le cifre del contributo al progetto della Cr-Mn previste per il periodo 2016/2019 !?

9) A questo punto aggiungiamo il fatto che la Regione Lombardia si indebiterà quest’anno per oltre 2 miliardi e 450 milioni di euro.
Questo l’importo del mutuo che verrà acceso a copertura di tutti gli investimenti pregressi il cui finanziamento è stato fino ad oggi garantito dalla gestione dei flussi di cassa.
Dovendo anticipare gli stanziamenti del contributo negli anni 2014 e 2015 per renderli coerenti con l’annunciato cronoprogramma dei lavori e non potendo la regione indebitarsi ulteriormente, a scapito di quali altri possibili utilizzi la Regione Lombardia concederà il proprio contributo? Tagliando ancora una volta i fondi destinati alla sanità, al sociale, al trasporto pubblico o alle politiche per il risanamento della qualità dell’aria?

10) Il perdurare della grave crisi economica che sta interessando il mondo occidentale, dimostra sempre di più come per uscirne occorra imboccare la strada di un nuovo modello economico di cui una mobilità sostenibile rappresenta un asse portante.
Non ritiene che destinare i 108 milioni di euro che la Regione Lombardia dovrebbe stanziare come contributo pubblico al progetto autostradale della Cr-Mn ed i 10 milioni di euro destinati al raccordo autostradale del Ti-Bre potrebbe rappresentare, nell’ambito del suo settore d’intervento, il vero investimento per il futuro dei cittadini lombardi?

lunedì 10 giugno 2013

Osservazioni al PGT di Vailate

Di seguito l'estratto dell'osservazione che abbiamo presentato - insieme a Legambiente Alto Cremasco - relativamente al Piano di Governo del Territorio di Vailate. Lo strumento urbanistico adottato infatti identifica numerose ed estese aree di trasformazione, oltre a non prevedere l'ampliamento nel territorio comunale del Parco Locale di Interesse Sovracomunale dei fontanili, la principale emergenza naturalistica di Vailate.


Area boscata nei pressi di Vailate

Dalla documentazione della variante generale del PGT di Vailate recentemente adottata si ricava l’indicazione relativa alle aree di espansione urbanistica previste, che tra residenziali e produttive ammontano a 390.500 mq di terreno attualmente agricolo. In tempi in cui la sensibilità della popolazione verso le tematiche del consumo di suolo è costantemente (e giustamente) in crescita, troviamo queste previsioni ingiustificate. Secondo i dati forniti dal Centro Ricerche sul Consumo di Suolo la percentuale di terreno urbanizzato in Comune di Vailate già nel 2009 era pari al 13,07% del totale: un valore superiore alla media provinciale, che alla stessa soglia temporale era del 10,9%.

Appare discutibile la quantità di volumetria aggiuntiva prevista a fronte della situazione immobiliare attuale. Così come prospettato si presume un considerevole aumento della popolazione, con relativo consumo di suolo: sono infatti previsti ben 6 ambiti di trasformazione residenziale sparsi intorno all’abitato. Bisogna certamente tenere conto del fatto che Vailate ha conosciuto un notevole incremento demografico negli ultimi 50 anni. Osservando nel dettaglio i dati relativi agli ultimi due decenni si nota come tale incremento sia stato pressoché costante (+484 abitanti tra il 1991 ed il 2001, +487 abitanti tra il 2001 ed il 2011 secondo i dati ISTAT). Gli abitanti teoricamente insediabili dal PGT sono 700: tale valore è quindi più che cautelativo se si tiene conto che il Documento di Piano ha valenza quinquennale. Agli abitanti insediabili tramite attuazione degli ambiti di trasformazione vanno però aggiunti quelli insediabili attraverso il recupero del patrimonio edilizio esistente. Nella documentazione relativa al PGT vigente (citata anche nella Variante generale adottata, Documento di Piano - Volume I, parte III, 2.3) viene quantificata una potenziale realizzazione di 161 alloggi attraverso il recupero di stalle e fienili e di 104 alloggi attraverso il recupero di depositi generici, per effetto della dismissione e/o delocalizzazione di attività produttive ed agricole (in particolar modo zootecniche) un tempo presenti nel nucleo abitato. Un’ulteriore stima contenuta nel PGT ipotizza una potenzialità volumetrica di 43.014 mc a destinazione residenziale, reperibile mediante il recupero del nucleo antico del paese. Bisogna poi tenere conto, come suggerito sempre dal PGT vigente, della presenza di cascine oggi ormai abbandonate o ampiamente sottoutilizzate, prevalentemente di proprietà Asti e Umanitaria. Vogliamo infine evidenziare l’elevato numero di alloggi proposti in vendita e/o in affitto nel centro abitato di Vailate. Pur non conoscendo nei dettagli l’attività edilizia in tali ambiti negli ultimi 4 anni (a partire cioè dall’approvazione del PGT vigente), dai dati sopra esposti si può ipotizzare un valore di abitanti teoricamente insediabili grazie al recupero del patrimonio edilizio esistente pari almeno a 1.000-1.100 abitanti. Tale valore è stato ottenuto utilizzando parametri molto cautelativi (n°3 abitanti per alloggio e 150 mc/abitante) e senza tenere conto delle potenzialità delle cascine extraurbane e degli alloggi sfitti: non è tuttavia un azzardo stimarne anche 1.400-1.500. Riteniamo che la priorità sia quella di incentivare il recupero del patrimonio edilizio esistente, per il rilancio di un’edilizia di qualità che valorizzi i nostri valori storici ed architettonici. Una politica incentrata sul recupero , a cominciare proprio dalle cascine di proprietà della Fondazione Umanitaria, renderebbe inutile qualsiasi ulteriore espansione urbanistica.

Entrando nel dettaglio degli ambiti residenziali, segnaliamo che AT1 ed AT2 si troverebbero separati dall’area produttiva solamente dalla Strada Provinciale, verso la quale si renderebbero necessari interventi di mitigazione quali un’adeguata piantumazione di essenze arboree autoctone. Interventi di questo tipo sono peraltro auspicabili lungo altri tratti della S.P. n.2: la formazione di barriere verdi, sul fronte verso l’abitato, avrebbe funzione di filtro, non solo visivo, ma anche al rumore ed al PM10. L’AT2 in particolare si trova in una posizione problematica dal punto di vista viabilistico, in quanto si prevede un’ulteriore accesso nella rotonda lungo la Strada Provinciale n.2. Tale accesso costituirebbe inoltre, nelle intenzioni dello strumento urbanistico, l’innesto di una sorta di “mini-circonvallazione” a nord-est di Vailate, sulla cui utilità nutriamo seri dubbi. Esso peraltro delinea implicitamente il futuro dei terreni contenuti tra l’abitato ed il nuovo asse viario, ponendo i presupposti per ulteriori future urbanizzazioni. Segnaliamo inoltre che, come altri ambiti di trasformazione, AT2 è incluso in un’area identificata come “areale di primo livello” della rete ecologica regionale ed è una delle “aree agricole nello stato di fatto” definite dalla regione, per le quali vige una maggiorazione del contributo di costruzione. Infine a nostro avviso ambiti come AT2 e, in misura ancora maggiore, AT5, hanno una collocazione infelice in quanto contraddicono l’obiettivo, a più riprese dichiarato negli elaborati del Documento di Piano, di compattare il tessuto urbano esistente. AT5 in particolare si trova oltre il limite naturale del nucleo abitato, in terreno attualmente agricolo, oltre una serie di orti e giardini privati di abitazioni che vedrebbero perdere parte del loro valore conseguentemente all’urbanizzazione del terreno interessato.

Per quanto riguarda gli ambiti di trasformazione a destinazione produttiva, riteniamo condivisibile, anche riguardo alla collocazione, la scelta di garantire all’oleificio Manzoni la possibilità di un contenuto ampliamento. Viceversa l’AT8, è riservato esplicitamente ad iniziative di carattere sovracomunale, ma, nella more di un nuovo Piano d’Area, si ritiene opportuno che questa estesa porzione di terreno rimanga a destinazione agricola; tanto più che nell’attuale congiuntura economica l’agricoltura di qualità pare offrire più possibilità di sviluppo e di occupazione che non sempre meno competitive attività manifatturiere o commerciali.

Alla luce di quanto sopra esposto riteniamo che il PGT sia sovradimensionato e proponiamo la revisione degli ambiti di trasformazione, a partire da AT2, AT5 ed AT8. E’ ormai universalmente riconosciuta l’inesistenza di diritti edificatori acquisiti e molti comuni stanno ridimensionando le proprie previsioni di espansione, spesso su richiesta degli stessi proprietari dei terreni interessati. Tale ridimensionamento è ampiamente motivato dall’attuale situazione del mercato immobiliare.
Un’ultima considerazione riguarda il fatto che nel PGT non v’è traccia del perimetro del Parco Locale di Interesse Sovracomunale (PLIS) dei Fontanili già riconosciuto nei comuni confinanti di Capralba e Torlino Vimercati e previsto dal PGT vigente. I fontanili sono la principale emergenza naturalistica che caratterizza il territorio di Vailate e, assieme ai corsi d’acqua naturali e artificiali, ai manufatti rurali storici costituiscono elementi paesaggistici di inestimabile valore. L’attuale amministrazione municipale ha mostrato piena consapevolezza e particolare attenzione alla tutela di queste fondamentali testimonianze storico-archeologiche e naturalistiche, e si è proficuamente impegnata negli ultimi anni nel rispristino e nel mantenimento del loro peculiare microambiente. A fronte dell’importanza degli investimenti sinora sostenuti, nonché dell’esplicita ammissione (Rapporto ambientale p.74) di una minore efficacia  delle azioni di salvaguardia ambientale  e addirittura della possibilità di “portare ad un decremento della tutela della biodiversità locale” in assenza di Plis, proprio non si capisce, né tanto meno si giustifica la scelta di rinunciare all’area protetta con l’attuale variante di PGT. 
Riteniamo che l’allargamento del Plis dei Fontanili anche al territorio di Vailate sia un’azione indispensabile e decisiva per la conservazione del paesaggio agrario e del patrimonio architettonico e culturale della comunità locale, oltre che atto già previsto (e prescritto) dal vigente Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP).

martedì 4 giugno 2013

Dichiarazione congiunta associazioni a difesa della Melotta

Le associazioni ambientaliste cremonesi esprimono la loro totale contrarietà a qualsiasi allentamento dei vincoli di tutela sul geosito Pianalto di Romanengo Melotta e chiedono che nessun giacimento e tantomeno nessun ATE venga individuato sul Pianalto, in particolare a sud della statale Soncino Pandino. Il Pianalto è un’area protetta disciplinata ai sensi dell’art 22 comma 3 del PPR, e’ un’area pleistocenica testimonianza degli antichi livelli della pianura padana, e a prescindere dalla vincolistica esistente, è un ambiente unico che deve essere salvaguardato; si ricorda che la vincolistica esistente non è suscettibile di alcun indebolimento al fine di consentire l’escavazione del geosito, a pena di un evidente eccesso di potere dell’azione amministrativa, che verrebbe piegata a mere esigenze economiche privatistiche, in presenza di molteplici soluzioni diversamente localizzate per far fronte al bisogno estrattivo.
Si apprende inoltre dalla stampa che rispetto al piano precedente sono stati inseriti ambiti nuovi di estrazione per il consumo ordinario e nuove cave di prestito di supporto alla Cremona-Mantova e ad altre infrastrutture, e questo è stato confermato anche oggi in base alla Vs esposizione: a tale proposito esprimiamo forti dubbi sulla reale necessità di queste cave, considerata la lievitazione della disponibilità dei materiali di recupero, nonché anche l’attuale contrazione del mercato delle costruzioni, tendenza che si conferma anche per i prossimi anni; per una valutazione precisa in merito a questo punto, ci riserviamo di esaminare la documentazione ufficiale quando sarà resa disponibile sul vs sito.

La presente dichiarazione è fatta a nome delle seguenti associazioni:

Legambiente Alto Cremasco
Legambiente Cremona
Lipu Cremona
Italia Nostra Cremona
Salviamo il Paesaggio Cremasco, Cremonese e Casalasco
Coordinamento dei Comitati contro le autostrade
Circolo Ambiente Scienze
Coordinamento Comitati ambientalisti della Lombardia
Gruppo LUCI Cremona
WWF Cremona


 
L'altopiano della Melotta nei pressi di Romanengo